A proposito di Molisana, formati di pasta, stagione del colonialismo e sapore littorio
Tot capita, tot sententiae: così dicevano i latini a proposito della diversità di opinioni e giudizi su un fatto, su una vicenda o su una questione. Molto più prosaicamente e in tempi molto più recenti il mitico Clint Eastwood, grande regista e buon attore, prima ancora interprete degli spaghetti western di Sergio Leone e della serie degli Ispettore Callaghan, a proposito delle idee che si possono avere su uno specifico accadimento ebbe a lasciarci questa lapidaria affermazione:
“Le opinioni sono come le palle: ognuno ha le sue”.
Tutto questo per ribadire che le convinzioni in merito a qualcosa di episodico o di importante e le idee (meglio se confortate da maturità di giudizio e cognizione di causa) poggiano su retroterra e formazioni culturali spesso inconciliabili e quindi divergenti.
E i social, che sono spesso palestra delle aberrazioni più assurde e più sciocche, amplificano, moltiplicano e distorcono fatti e dibattiti. Ne è esempio recente quanto è accaduto pochi giorni fa a proposito del clamore suscitato dai nomi di alcuni formati pasta (peraltro comunemente adottati da altri pastifici) o per meglio dire dalle parole usate per descrivere l'origine di questi nomi nelle schede prodotto preparate dall'azienda.
Vi proponiamo qui di seguito tre dei tantissimi interventi al riguardo, così, giusto per dare prova di come su un argomento ci possano essere opinioni diverse, augurandoci non solo che gli autori delle schede prodotto non dovrebbero scrivere di colonialismo e amenità littorie con così tanta leggerezza, ma anche che ogni azienda dovrebbe riuscire a seguire con maggiore attenzione gli eventuali scivoloni storicopolitici di coloro cui hanno affidato la redazione dei contenuti dei propri materiali promozionali.
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