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  • Immagine del redattoreFabrizio Fiaschi

Sequerciani - Foglia Tonda

Il Foglia Tonda poi è un universo a sé stante, un antico clone di sangiovese, poco produttivo e per questo dismesso dalle produzioni di massa, che è stato rivalutato negli ultimi anni, e che in maremma, fra le macchie e i rovi, dove arriva il profumo del mare che sbrilluccica all’orizzonte, sta trovando il suo territorio d’elezione.

Era una cena di mezza estate nel 2018, al ristorante Aia della Vecchia e inconsapevolmente incontrai il mio futuro. In ogni amore c’è sempre una scintilla, un incipit, dal quale tutto consegue, il mio amore per Sequerciani è nato lì dal Foglia Tonda.

Il vino era dell’annata 2016, quindi piuttosto giovane ancora, ma fu subito magia.

Mi innamorai del suo essere selvatico ma bonario, scorbuticamente elegante; ordinai quel vino e fin dal primo sorso la curiosità per quell’azienda sconosciuta divenne incontenibile. Fissai un appuntamento, incontrai la responsabile commerciale, degustai i prodotti disponibili, ne parlai sui social e venni contattato dal loro rappresentante, all’epoca, per la zona costiera il quale mi chiese di dargli una mano su Firenze. Lì cambiò la mia vita. Mai avrei sospettato di fare il rappresentante di vini, ma a quella scintilla non potevo non aprire il mio cuore.


Scoprii così tutti i vini di Sequerciani, e tutto il mondo che si cela dentro questa azienda, un mondo in costante evoluzione, sempre alla ricerca del sistema naturale migliore per far risaltare il frutto delle loro vigne e dei loro campi. Scoprii così la biodinamica, il vino naturale, la fermentazione spontanea, l’uso delle anfore.



Scoprii che raccogliere delle uve bellissime e poi metterle in barriques nuove per due anni, e magari aspettarne altri due per uscire sul mercato, vuol dire uccidere la bellezza di quelle uve. Uve sane, naturali, che rispondono perfettamente al loro vitigno, al territorio nel quale vivono ed al carattere del vignaiolo, al suo sogno, non hanno bisogno dell’interposizione del legno e del tempo, devono essere il più pure ed incontaminate possibile, e a disposizione del consumatore pochi mesi dopo la vendemmia.


Il colore è bello anche se non fittissimo, il naso che richiama il cugino sangiovese ma con una maggior apertura alle spezie, il sorso è saldo, compatto, distende sul finale, come un gentiluomo di campagna in panciotto che, inizialmente ritroso, si lascia andare dopo un po’ alle prime confidenze.

Dopo quasi quattro anni la scintilla si è trasformata in una fiammella che brucia ancora vivida e calorosa.

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