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  • Immagine del redattoreLirio Mangalaviti

Elogio del vino

“Il vino non è necessario per vivere, si può vivere bene senza berlo […] Ma ci insegna a condividere la gioia, a celebrare la vita; incorona la festa, proclama il piacere di essere accanto a chi si ama; attesta che la gioia di essere insieme è più forte di ogni minaccia; è metafora del raffinato dialogo erotico”

Pochi giorni fa sulle pagine di Repubblica sono suonate alcune tra le più belle parole mai scritte sul vino. Ne è autore Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose in Piemonte. Nell’articolo afferma che “il vino dopo la vendemmia è ancora mosto, uva pigiata che ribolle nelle cantine silenziose e fresche [...]. E intanto, in modo misterioso, si affina, costruisce il suo carattere, richiedendo a noi umani attesa e pazienza prima di essere la bevanda della vita e della gioia.


Nel grande codice della nostra cultura, la Bibbia, si narra il mito di Noè che per primo piantò e coltivò una vigna. Sopravvissuto alla catastrofe del diluvio universale, […] appena ritrovò la terra abitabile egli piantò una vite: gesto di grande speranza e […] alleanza con la terra, coltivata e lavorata con cura in attesa del suo frutto.

Possiamo immaginare lo stupore di Noè, mentre tiene in mano i grappoli d’uva e li spreme per farne una bevanda. Si accorge infatti che questa fermenta, ribolle, si solleva come il ventre di una donna incinta, come l’impasto di acqua e farina di cereali. Misteriosa trasformazione che incanta lui e noi! Noè beve poi quel succo, nel quale sente una vitalità inattesa, una certa leggerezza, un’ebbrezza mai assaporata prima, un’allegria che lo fa esultare. […]


Così, secondo il racconto mitico, è apparso il vino nella storia. Oggi siamo consapevoli della maestà di questa bevanda. Prodotto della terra, del lavoro faticoso e paziente e della cultura dell’uomo, il vino non è necessario per vivere, anzi è il simbolo della gratuità. Si può vivere bene senza berlo […] Ma proprio questa sua gratuità ci insegna a condividere la gioia, a celebrare la vita; incorona la festa, proclama il piacere di essere accanto a chi si ama; attesta che la gioia di essere insieme è più forte di ogni minaccia; è metafora del raffinato dialogo erotico, come insegna il Cantico dei cantici, paragonandolo ai baci e alle carezze.

È vero che il vino richiede una misura e che occorre esercitarsi in una vera disciplina, per imparare a gustarlo con intelligenza, ma questo vale per tutte le cose. Non a caso i sapienti ebrei fanno l’elogio del vino e nelle liturgie ebraica e cristiana il vino è assolutamente presente e necessario. E se l’Islam proibisce ai credenti l’uso del vino, profetizza che nell’aldilà si berrà vino raffinato”.

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